mercoledì 16 ottobre 2013

Comunicazione digitale per la valorizzazione turistica di un territorio

Josep Ejarque, consulente per le strategie turistiche, durante una puntata del programma televisivo Report , ha detto:
“Non si può più restare fermi aspettando che arrivino i turisti. Oggi il visitatore non arriva da solo, devi andarlo a cercare tu sul web, altrimenti sei fuori dal mercato. E su questo l’Italia è ancora molto indietro rispetto agli altri”

Digital Media Partner, sostenuta dallo IAT di Bergamo e dalla ProLoco di Martinengo, ha concepito e implementato un sistema per lo sviluppo turistico del territorio della bassa bergamasca orientale (20 comuni), basato sui mezzi e le potenzialità dei media digitali.

La soluzione comporta la creazione e gestione di un sistema digitale di comunicazione (web + social network a livello locale e territoriale) per:

  • Promuovere il territorio presso i potenziali turisti italiani e stranieri 
  • Coinvolgere gli abitanti 
  • Favorire la diffusione di una cultura dell’accoglienza turistica 
  • Favorire le sinergie con gli altri territori della provincia di Bergamo 
  • Il modello è inoltre concepito per avere un basso costo di set up (meno di 3000€) e per poterne autofinanziare la gestione e il mantenimento
A Dicembre 2013 sono stati pubblicati i siti relativi al territorio e agli itinerari della Bassa Bergamasca Orientale e al borgo medievale di Martinengo.

Qui di seguito la presentazione del progetto:


martedì 1 ottobre 2013

Tecnologia digitale e Innovazione Sociale: una possibile mappatura

L’innovazione sociale può essere lo strumento attraverso cui perseguire strategie di mercato che facciano leva sulla Corporate Social Responsability.
La tecnologia digitale, alla luce dell’evoluzione “Sociale” delle sue modalità di fruizione, può essere un forte catalizzatore per l’Innovazione Sociale. In particolare, la tecnologia interviene facilitando e, spesso, rendendo possibile, la realizzazione di processi di interazione tra molti e molti o tra molti e uno (contrario del tradizionale uno a molti).

L’impatto “Sociale” dell’utilizzo della tecnologia avviene infatti quando, grazie ad essa e alla sua capacità di rendere possibile lo scambio di informazioni tra una moltitudine di individui, si facilitano:

  1. I rapporti tra cittadino e Pubblica Amministrazione (Social PA?)
  2. La capacità del Produttore di recepire i bisogni specifici dei Clienti (Social CRM)
  3. L’incontro tra domanda e offerta di prodotti e servizi molto parcellizzate (Marketplace)
  4. La raccolta diffusa di fondi per il finanziamento di piccoli e grandi iniziative (Crowdfunding)
  5. L’incontro tra domanda e offerta di  prestazioni d’opera specializzate (Crowdsourcing)

In tutti questi casi, l’impatto Sociale scaturisce dalla possibilità, consentita dalla tecnologia, di coinvolgere un elevato di numero di attori, rendendone facile l’interazione e consentendo loro di ottenere benefici che altrimenti sarebbe stato complesso raggiungere. I benefici potrebbero essere per esempio:

  • Nuove opportunità di accesso al lavoro
  • Possibilità di ottenere prodotti migliori o più rispondenti alle proprie esigenze
  • Rapidità  nell’accesso a servizi privati o pubblici
  • Possibilità di accedere a forme alternative di credito

L’innovazione, d’altro canto, non consiste necessariamente nell’inventare una nuova tecnologia, ma anche e più spesso nel modo di applicare e/o adattare tecnologia esistente a soluzioni innovative.
Per mappare il livello di innovazione sociale delle iniziative, si potrebbero dunque adottare due variabili:

  • Livello di Impatto sociale (a sua volta funzione del numero di attori coinvolti e dell’importanza sociale dei benefici ottenuti) - Si può misurare in base ai benefici generati. Possono essere limitati se la comunità di riferimento è limitata o se il beneficio afferisce a vantaggi accessori o comunque non sostanziali nella vita delle persone. Al contrario, sono estensivi quanto più ampia è la comunità di riferimento e/o quanto maggiore sia l’impatto sulla vita dei beneficiari
  • Uso innovativo della tecnologia digitale – L’ impatto sociale può essere generato sfruttando ambiti tecnologici esistenti: utilizzando in modo creativo Social Network, acquistando un software specifico già pronto, accedendo a un servizio saas. Oppure, invece, per perseguirlo, può essere necessario sviluppare piattaforme ad hoc (o integrare nei propri sistemi piattaforme esistenti personalizzandole) che siano in grado di rendere al meglio le specificità dell’ambito cui si rivolge il promotore dell’iniziativa.

Combinando le variabili su una mappa, si possono individuare quattro archetipi, ciascuno dei quali ha comunque una valenza social, quantomeno relativamente all’ambito cui si rivolge:


Mappa impatto sociale della tecnologia digitale


La mappa presuppone che in ogni caso sia identificabile sia un livello di Impatto Sociale che l’utilizzo della tecnologia e si limita quindi a classificare le iniziative in base alla combinazione delle variabili e non a dare un giudizio di merito.

Early Stager
Si tratta di iniziative in cui il promotore utilizza tecnologie esistenti e per le quali l’impatto sociale è limitato, o per bacino di riferimento o per reale beneficio del fruitore. E’ il caso, per esempio, dei brand che utilizzano Facebook o Twitter per interagire fattivamente con i propri utenti coinvolgendoli nei processi decisionali per esempio di prodotto. Oppure di aziende che acquistano strumenti di Social Care per fornire assistenza di primo livello, o, ancora, che acquistano strumenti di Social Collaboration per migliorare l’efficienza della condivisione interna di know-how aziendale

Innovatori di processo
In questo caso, il promotore dell’iniziativa è in grado di offrire benefici sostanziali a un ampio numero di persone senza ingenti investimenti in tecnologia. Il posizionamento in questo quadrante della mappa dipende fondamentalmente dalla natura dell’iniziativa e quindi del suo target di riferimento. Per esempio, una PA che adotti un sistema di Social Collaboration, magari estendendolo in parte anche ai cittadini, potrebbe essere in grado di offrire benefici di efficienza sia ai propri dipendenti che, soprattutto, ai cittadini stessi.

Innovatori Enterprise
Le iniziative che rientrano in questo quadrante richiedono un livello di specificità della tecnologia tale da non consentire la semplice adozione di tecnologie esistenti. Necessitano quindi un investimento anche cospicuo in sviluppo tecnologico. D’altro canto, la natura stessa del business porta vantaggi a una cerchia ristretta di beneficiari o, comunque, vantaggi che non necessariamente incidono significativamente sulla loro vita. I promotori sono costituiti nella maggior parte dei casi da aziende che cercano di innovare l’approccio al proprio o a un nuovo mercato allargandone le prospettive. Rientrano in questo archetipo iniziative come marketplace di settore, implementazioni avanzate di social CRM per aziende che offrono prodotti o servizi di larghissimo consumo (es. telco), piattaforme di crowdsourcing per servizi specifici (es. traduzioni, copywriting)

Innovatori Sociali
L’innovazione tecnologica, come per gli Innovatori Enterprise, si rende necessaria per perseguire gli obiettivi. D’altro canto, l’impatto sociale è rilevante in quanto l’iniziativa è in grado di generare nuove importanti opportunità per un numero elevato di attori. Quasi tutte le iniziative di crowdfunding (soprattutto quelle di equity crowdfunding) rientrano in questa categoria. Ma rientrano in questo ambito anche l’adozione di processi innovativi da parte delle PA, per esempio un marketplace per gli approvvigionamenti o per il recruiting di personale volontario per iniziative speciali. A queste si possono aggiungere anche tutte quelle iniziative di crowdsourcing, che possono anche essere promosse da aziende o brand, ma che hanno un impatto più esteso rispetto al target canonico di riferimento.

martedì 16 luglio 2013

Consob rilascia il regolamento per l'Equity Crowdfunding. Ma è tutto oro quello che luccica?

Venerdì 12 Luglio, la Consob ha rilasciato, prima in Europa, il regolamento in materia di "Raccolta di capitali di rischio da parte di imprese start-up innovative tramite portali on-line" (equity crowdfunding).
E' indubbiamente un passo avanti notevole, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche da quello culturale, in quanto vengono riconosciuti i ruoli potenzialmente trainanti delle start-up e, parallelamente, di internet come strumento per facilitare l'accesso al credito. Ma... c'è qualche ma...

Il regolamento consta di 25 articoli ed è stato redatto in tempi relativamente brevi con lo scopo, sostanzialmente, di facilitare  la raccolta (e per converso l'investimento) di capitale di rischio tramite portali on-line. I vincoli principali erano fondamentalmente la tutela dell'investitore e l'armonizzazione con le norme esistenti anche a livello europeo.

Posto che bisogna applaudire lo sforzo e la rapidità con cui si è giunti a questo regolamento, ci sono alcuni punti per i quali nutro qualche serio dubbio quanto alla sua efficacia. Ma, non essendo un legale, spero di avere capito male e di essere sonoramente smentito.

La definizione di start-up. Per poter raccogliere fondi in crowdfunding la start-up deve essere "innovativa". Tale definizione è demandata all'articolo  25 n. 179 del 2012 che pone una serie di requisiti dei quali alcuni sembrano piuttosto restrittivi. Per esempio, le quote di maggioranza non possono essere detenute da società di capitali e la start-up non può essere attiva da più di 48 mesi. Sono dunque esclusi molti spin-off (il che oltretutto è dichiarato esplicitamente) che potrebbero invece essere parecchio interessanti sia in termini di innovazione che di garanzia per l'investitore. La start-up, inoltre, non deve aver distribuito utili, non deve aver fatturato più di 5 milioni e deve avere come unico oggetto sociale produzione o commercializzazione di prodotti o servizi ad alto valore tecnologico (ndr: chi determina tale valore?!)
Presi tutti insieme mi pare che questi requisiti limitino fortemente il numero e la qualità delle iniziative che un portale di crowdfunding sarebbe in grado di presentare a beneficio degli investitori potenziali.

Limiti agli investimenti. Un utente privato può investire in una start-up fino €500 direttamente, ma non più di €1000 all'anno. Mentre una società di capitali può investire fino a €5000 per un massimo di €10.000 all'anno. Se questi soggetti vogliono investire di più, devono necessariamente collocare il loro ordine presso una banca d'affari o una SIM. Con conseguenti ulteriori commissioni da pagare...
Al di là di garantire "l'ingenuo investitore" che il legislatore si preoccupa di salvaguardare dalle subdole manovre dell'aspirante capitalista dal canino appuntito e truffaldino, siamo proprio certi che banche e sim diano la più ampie ampie garanzie (v. bond argentini, obbligazioni parmalat e quant'altro...)?

Limiti al perfezionamento del finanziamento. Se la start-up, grazie al portale di crowdfunding, raggiunge l'obiettivo di raccolta, non può incassare il finanziamento se almeno il 5% del suo capitale non sia stato già sottoscritto da investitori professionali o da fondazioni bancarie o da incubatori di start-up innovative.
Nello spirito, commenterei questa norma come sopra. Nella sostanza mi chiedo come faccia per converso il povero startuppista, che non sta vedendo soldi da 48 mesi (v. requisiti), che non riusciva a trovare uno straccio di angel e che finalmente ha trovato uno spiraglio per dare corpo alla sua idea, a trovare una banca che gli sottoscriva il 5% del suo capitale.

Ripeto, non sono un legale e spero ardentemente di essere smentito, ma, vista così, non vorrei che di crowd ne possa venir fuori poco e tantomeno di funding...



mercoledì 3 luglio 2013

Può la Marca innovare attraverso i Social Network?

Ha senso per un'azienda di Marca pensare all'innovazione facendo leva sulle dinamiche Social? Alcuni l'hanno fatto...


L'innovazione è concetto molto di moda, soprattutto in momenti di crisi: "se non vuoi morire innova". Ma il concetto di innovazione, ahimè, è vago ed estremamente ampio. In sè, quindi, non è una ricetta per la salvezza, ma un'ovvietà. Negli anni '90, il povero AD della Scott Italia, ad una società di consulenza che, per far fronte al boom dei Discount, suggeriva fermamente l'innovazione di prodotto o di package, rispondeva: "ma io come faccio a innovare la carta igienica?!". In effetti poi si sono inventati i tubi schiacciati salva-spazio...

Ma di questi tempi, al concetto di innovazione si tende ad associare il magico aggettivo Social.

Ha senso per un'azienda di Marca pensare all'innovazione sfruttando questo concetto?
Probabilmente sì, ma, forse, solo se si considerano le dinamiche Social come strumento per rendere più efficaci e/o efficienti le modalità con cui si gestiscono i propri processi, sia verso l'interno dell'azienda che verso l'esterno (clienti).

Alcuni esempi?
  • Innovazione di prodotto 1
    Un produttore di birra inglese, Brew Dog, ha creato un nuovo prodotto sulla base delle indicazioni ricevute dai propri follower su Twitter (leggi l'articolo Gli utenti di Twitter danno vita a #Mashtag, una birra social ). Oltre al nuovo prodotto, l'effetto ottenuto è sicuramente quello di consolidare la loyalty, ma anche quello di ottenere una buona esposizione mediatica.
  • Innovazione di prodotto 2
    Allo IAB di 2 anni fa, Activia ha presentato un caso interessante in cui la scelta dei nuovi gusti è stata "appaltata" ai fan della pagina Facebook. Gli obiettivi erano il rafforzamento della brand equity e la leadership nelle quote di mercato del settore yogurt 0,1% attraverso l'allargamento della gamma. (leggi  la presentazione del caso "Activia vota il gusto: la democratizzazione dell'innovazione")
  • Customer Care
    Quando Lenovo ha acquisito la divisione PC di IBM computing, si sono resi conto che i clienti stavano parlando dei loro prodotti su forum di terzi. Per riprendere possesso di tali conversazioni hanno implementato una rete peer-to-peer per il servizio clienti al fine di raccogliere in tutto il mondo l'esperienza del cliente. Il risultato? L'allineamento su un'unica piattaforma di marketing, vendite, assistenza e molti altri servizi ha portato ad una diminuzione del 20% dei volumi di chiamate, un aumento della produttività del servizio clienti e un'abbreviazione del ciclo problema-risoluzione. Il net-net è una riduzione dei costi di assistenza del servizio clienti e un aumento delle vendite. (v. Forrester: How Lenovo implemented customer care service)
  • Point of Sales Promotion
    La pagina Facebook di un brand consente di aggregare migliaia se non decine di migliaia di potenziali consumatori. Ma, al di là di mantenere vivo il rapporto di comunicazione, la pagina in sè non porta immediati riflessi sulle vendite. L'utilizzo di coupon digitali, integrati in un'applicazione Facebook, consente invece di portare gli utenti Facebook sul punto vendita. Grazie alla piattaforma Buonmercato di Kiwari, aziende come Lindt, Nostromo, Plasmon, Parmalat hanno sperimentato questa soluzione con grande successo, come dimostra il report di Kiwari di cui parlo in un mio mio precedente post Brand e Facebook: grande impulso al sell-out grazie ai coupon digitali 
  • Enterprise Social Network
    Oltre a segnalare il sempre valido studio di Forum UCC sull' ESN, ci sono diversi casi di successo nel mondo. Per esempio, 3M, che ha laboratori e persone che lavorano contemporaneamente in tutto il mondo su nuovi prodotti o su varianti di prodotto, ha intuito che migliorare il flusso di comunicazione tra tutti gli attori poteva consentire di rendere più efficace il processo creativo ed anche più veloce ed efficiente. 3M ha adottato una soluzione tecnologica e di processo di Enterprise Social Network incentivando, non obbligando, i collaboratori ad adottarla. In 1 anno 2.000 persone hanno aderito e lo scambio libero ma strutturato di informazioni ha consentito di migliorare radicalmente la soluzione di problemi legati all'innovazione.

lunedì 24 giugno 2013

A che punto è il Social Caring in Italia? La cultura aziendale ne frena ancora l'adozione

Il Social Caring è la cura del consumatore anche attraverso i social media non solo in maniera reattiva e non solo nel caso di richieste di aiuto.
Ciò implica necessariamente l’integrazione della struttura di Customer Care con quella di Comunicazione.

Come viene percepito l'utilizzo del Social Caring dai Marketing manager italiani? E che uso fanno, in particolare, le aziende delle loro pagine Facebook in termini di rapporti con i propri clienti?

Blogmeter ha rilasciato una presentazione che sintetizza i risultati di due ricerche sullo stato del Social Caring in Italia.

  1. Un' indagine svolta nel Maggio 2013 su 150 aziende italiane attraverso un questionario
  2. La rilevazione delle attività di 2.200 pagine Facebook di aziende italiane negli ultimi 18 mesi.

Sottolineo qui di seguito i punti che mi hanno colpito:

  • Tra il 60% di chi ha una strategia per l'uso dei Social Network, il 35% dei marketing manager ritiene che la propria azienda consideri  poco o per niente (quest'ultimo 7%) importante questo strumento per il business e per la gestione dei propri clienti
  • Le prime tre cause di ritardo/reticenza nell'uso dei Social Network, secondo i Marketing Manager sono: Mancanza di tempo, risorse e competenze (43% ); Difficoltà nel determinare indicatori per misurare l'impatto (40% ); Scarsa cultura aziendale e considerazione a livello strategico (33%)
  • Su 2.200 pagine Facebook di aziende in Italia, negli ultimi di 18 mesi, solo il 3% ha risposto ad almeno 500 post
Il segnale mi sembra abbastanza chiaro: la cultura aziendale, vuoi per diffidenza, vuoi per inerzia costituisce ancora un freno a considerare i Social Network come un'utile strumento per migliorare i rapporti con i propri clienti.
Per completezza, ecco la mappa, molto interessante, del posizionamento delle pagine Facebook aziendali in termini di % di risposte e tempi di risposta

Social Caring in Italia

martedì 18 giugno 2013

Social: quale impatto sull'organizzazione aziendale?

Venerdì 14/6 si è tenuta a Milano la 6a edizione del Social Business Forum, evento leader in Europa sui temi della social enterprise, del digital marketing e dell’innovazione partecipata.
Purtroppo non ero presente, ma Mario Massone, nel suo Forum UCC, ne ha fatto un'interessante sintesi:
Social: quale trasformazione?

La sua chiave di lettura è fondamentalmente legata all'impatto sull'organizzazione aziendale. Infatti, un cambiamento nei metodi di gestione che sfrutti appieno le potenzialità del Social non può che partire da un cambiamento organizzativo cross-funzionale e soprattutto mentale. Chi sono allora i manager del futuro, attori (e destinatari) di questo cambiamento?
Quelli che ascoltano la voce dei collaboratori e dei clienti, chi decentra le decisioni, crede nell'intelligenza collettiva e nel feedback veloce o in tempo reale. Molto di questo scenario è riconducibile alla "Collboration" intesa come un'insieme di metodologie e di strumenti. 
Ma a che punto siamo?
Massone cita una relazione di Cisco che contrappone una scenario attuale, basato sul cost saving, ad uno futuro, tra 5 10 anni, basato sull'efficienza dei processi. A giudicare dai pochi case study italiani presentati, nel nostro Paese siamo ancora ampiamente ad un early-stage...



venerdì 14 giugno 2013

Social Collaboration enterprise: trainata da Facebook ma in crescita le tecnologie professionali

I risultati di una ricerca globale sull'adozione delle tecnologie di Social Collaboration, effettuata da Avanade su 4.000 utenti e 1.000 decision-maker IT e business in 22 Paesi, evidenziano un utilizzo molto diffuso delle tecnologie di social networking in azienda. E, se a livello mondiale la percentuale è di circa il 77%, in Italia il dato di diffusione tocca quasi il 90%.

Per quanto riguarda le tecnologie utilizzate, in Italia al primo posto vi è Facebook (68%), seguito da Twitter (53%) e Linkedin (47%). Molto più indietro le soluzioni a livello enterprise: Microsoft SharePoint raggiunge il 32%, Salesforce Chatter il 23% e IBM Open Connections il 18%.

Peraltro, il 46% degli intervistati dichiara che nei prossimi 12 mesi ha intenzione di abbandonare Facebook e gli altri Social Network consumer per passare a strumenti più professionali e dedicati.

Un po' più in particolare ecco le conclusioni più significative dello studio:

  1. Le aziende che più credono in questi strumenti stanno sfruttando le tecnologie social in ambito enterprise: circa 8 decision-maker su 10 (77%) e 7 utenti finali su 10 (68%) utilizzano, infatti, tecnologie di social networking a livello enterprise;
  2. Delle aziende che già utilizzano strumenti di Social Collaboration, l’82% (l’89% in Italia) auspica di impiegarli in futuro in maniera sempre maggiore;
  3. In generale, sia i decision-makers (IT e business) sia gli utenti finali riportano risultati positivi in merito all’utilizzo di tecnologie di Social Collaboration in azienda. Per esempio il 66% dei decision-maker IT dichiara che le tecnologie social rendono il loro lavoro più divertente, il 62% più produttivo e il 57% sottolinea come questi strumenti siano un valido supporto per svolgere al meglio la propria attività, dato quest’ultimo che in Italia arriva solo al 37%;
  4. Nonostante la consapevolezza dei vantaggi apportati da questi strumenti, vi è ancora una percentuale significativa (23%) di intervistati che dichiara di non aver ancora adottato strumenti di enterprise Social Collaboration. In Italia la percentuale è inferiore e pari all’11%.

giovedì 28 marzo 2013

Infografica - Da Facebook al punto vendita grazie ai coupon digitali

L'ultima frontiera del marketing digitale pare proprio essere l'eCoupon. Molti brand stanno infatti adottando questa strategia, in particolar modo per valorizzare i propri fan su Facebook. Gli obiettivi tipicamente perseguiti da una campagna di eCoupon su Facebook sono:

  • Incremento dei likes
  • Aumento della brand awareness
  • Innesco del processo virale
  • Arricchimento del proprio CRM
  • Innesco dell'intenzione d'acquisto
Come gli eCoupon aiutano a raggiungere tali obiettivi? Basandoci sui risultati raccolti nell'interessante report "Buonmercato eCoupon Facebook Metrics 2013" di Kiwari, abbiamo realizzato questa infografica che, semplificando un po', ci auguriamo aiuti a rendere l'idea.


martedì 12 marzo 2013

L'utilizzo di Facebook e Twitter da parte dei Comuni italiani

Blogmeter ha pubblicato un'interessante ricerca sull'utilizzo dei Social Media da parte dei Comuni Italiani capoluogo di provincia.
In particolare, il focus è su Twitter e su Facebook, per i quali vengono analizzate oltre che la presenza e la capacità di attrarre utenti, anche, se non soprattutto, la capacità di ingaggiarli.




Ne emerge un quadro desolante, ma non proprio inaspettato:

  • solo la metà usano Facebook e 1/3 Twitter. 
  • quando presenti, il Comune utilizza lo strumento solo come mera estensione del proprio sito web
  • come conseguenza, la capacità di ingaggiare l'utente è bassissima
L'opportunità, invece, sarebbe enorme, soprattutto in tempi di contestazione delle istituzioni e di antipolitica. Il corretto utilizzo dei Social Network da parte delle PA, infatti, dovrebbe essere in primo luogo quello di "ascoltare" il sentiment del cittadino, dandogli la possibilità non solo di esprimere opinioni su opere, iniziative e temi, ma anche di segnalare a propria volta iniziative e temi e perché no lamentele.
Si riuscirebbe così ad aprire un filo diretto VERO con la comunità


I comuni capoluogo su Facebook e Twitter - 2013


lunedì 4 marzo 2013

Infografica: social media per aziende

Social Media per le aziende: cosa fare e cosa non fare.
Ecco una sintetica ma efficace infografica creata da TheSteelMethod.com per evidenziare i must da seguire per una campagna di Digital Marketing sui Social Network e cosa, invece, bisogna accuratamente evitare di fare.



giovedì 28 febbraio 2013

Brand e Facebook: grande impulso al sell-out grazie ai coupon digitali


- I fan aumentano del 250%
- Il 70% dei nuovi fan si registra e stampa il coupon
- Il 20% dei coupon stampati viene redento sul punto vendita.
Sono questi i principali risultati che balzano agli occhi leggendo il primo report di Kiwari dedicato alle performance delle campagne di ecoupon su Facebook, condotte nel 2012 per tre importanti clienti italiani del settore food:  BuonMercato Facebook eCoupon Metrics 2013.

L'articolo completo sul blog di Kiwari:
Brand e Facebook: grande impulso al sell-out grazie ai coupon digitali | Kiwari Blog:

lunedì 21 gennaio 2013

Un libro sulle 10 regole d'oro per la tv nell'era dei social network - Digital-Sat Magazine

I programmi Tv, siano essi fiction, reality, magazine... devono sempre più fare i conti con la possibilità e la voglia degli utenti di interagire tra loro e con il programma che stanno guardando.
Anche in Italia ci sono già molti esempi. Diventa quindi sempre più importante ai fini del successo integrare il format con questa realtà, sin dal suo concepimento.
Un libro edito dal Gruppo 24Ore ne scandaglia tutte le implicazioni

Un libro sulle 10 regole d'oro per la tv nell'era dei social network - Digital-Sat Magazine:

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venerdì 4 gennaio 2013

I Social Media Marketing Trend per il 2013


Secondo Priit Kallas di Dreamgrow, che ogni anno compila una lista simile, i trend da seguire nel 2013 per essere competitivi sul mercato saranno, in estrema sintesi, Mobile, Customizzazione e Localizzazione.

Molti dei 26 punti elencati da Kallas sono ormai scontati e ben conosciuti, ma si sottolinea l'importanza per le aziende di consolidare quantomeno alcune delle iniziative ancorché già intraprese.

In generale, il comun denominatore è tuttavia l'accento posto su azioni che generino loyalty da un lato e customer experience dall'altro.
Alcuni punti meritano secondo noi più attenzione di altri:

  • Social TV
  • Social commerce
  • Localizzazione per un target del marketing più mirato
  • Misurazione dei risultati degli investimenti in Social Media Marketing
  • Gestione della Social Reputation
  • Customer Service e Support attraverso i Social Media
  • Social CRM


Qui l'articolo 26 Social Media Marketing Trends for 2013

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